Collasso delle cocurbitacee.

Collasso delle cocurbitacee.

6 Maggio 2023 Prevenzione e Cura 0

Criticità.

Il collasso nelle cocurbitacee è una malattia che ha avuto un rapido sviluppo a partire dagli anni 70. In Italia, in particolare, è comparsa alla fine degli anni 90; dapprima su anguria e in seguito su melone e cetriolo. Essa è causata da diversi agenti patogeni ma il principale responsabile è il “monosporascus cannonballus”.

I sintomi compaiono solo nelle ultime fasi del ciclo produttivo quando la pianta ha una maggior esigenza idrica. Iniziano, infatti, a comparire degli ingiallimenti nelle foglie, i frutti si presentano poco sviluppati e con una maturazione incompleta. Per quanto riguarda l’apparato radicale, questo si presenta poco sviluppato e vi sono marciumi ed imbrunimenti. Questi sintomi, però, possono essere facilmente confusi con altre patologie dell’apparato radicale tipo fusarium, verticillium o ancora rizoctonia. Successivamente si arriva al collasso vero e proprio della pianta e quindi alla sua morte.

Collasso delle cocurbitacee. Radice di cetriolo
Collasso delle cocurbitacee. Pianta di melone

Strategie di prevenzione.

Non esiste una cura per il collasso delle cocurbitacee e quindi diventa di vitale importanza un’opportuna strategia di difesa. Possiamo agire sia chimicamente sia in via preventiva adottando, in questo caso, opportune strategie. Nel dettaglio, chimicamente, si devono iniziare dei trattamenti di carattere ciclico sin dai primi stadi di sviluppo della pianta.

La scelta migliore resta quella della prevenzione. Si inizia adottando rotazioni, una corretta gestione dell’acqua e utilizzando piante innestate. Durante il ciclo colturale è buona norma lavorare sull’apparato radicale cercando di  ottenere una radice forte, robusta e sana. A tale scopo un grosso aiuto ci viene dato dall’utilizzo di prodotti a base di micorrize, batteri della rizosfera e tricoderma. I microrganismi, infatti, creano una simbiosi con la radice occupando gli spazi vuoti del terreno che altrimenti sarebbero a disposizione dei patogeni.

La nostra strategia, sviluppata insieme ai nostri colleghi spagnoli di Inagroup, prevede l’utilizzo al trapianto di Bio Enraytex al dosaggio di 2-3 lt/ha. Dopo qualche giorno, iniziare immediatamente l’inoculo dei microrganismi; a seconda delle problematiche da affrontare possiamo usare Terrasoil, Nemasoil e Tricosoil al dosaggio complessivo di 30 lt/ha. Il nostro consiglio, infine, è quello di arricchire il terreno con sostanza organica vegetale (Bio Solorganic Plus e Bio Humiplant 26 10-20 lt/ha) al fine di creare un substrato ottimale per il loro attecchimento e sviluppo. https://www.casaverdeitaliasrl.it/it/linea-bio-inagroup/

Articolo redatto da:

Tecnico aziendale, segue il cliente dal trapianto alla raccolta, consigliando il miglior utilizzo dei prodotti, la loro sostenibilità in campo e le migliori strategie di controllo per la difesa delle colture.

Dott. Agr. Salvatore Figura

Tecnico aziendale, segue il cliente dal trapianto alla raccolta, consigliando il miglior utilizzo dei prodotti, la loro sostenibilità in campo e le migliori strategie di controllo per la difesa delle colture.

 

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